domenica 27 maggio 2012

“Il tardo pomeriggio dei morti viventi”



 
Se a George Romero venisse in mente di aggiungere un quarto capitolo alla sua immortale trilogia sugli zombi, non avrebbe certo difficoltà a trovare ispirazione visionando una partita del Clan. L’ultima ad esempio….
Sono senza parole e se pensate che un portiere, chiunque sia ,salvo pochi certificati masochisti, goda nell’essere preso a pallate tutta la partita, e sia contento di tornare a casa dolorante, col polso storto, una spalla acciaccata, bozzi qua e là, vi sbagliate.
Mi correggo: se fossimo stati a difendere il 5 a 4 nella finale di qualcosa (fosse pure la Coppa del Nonno) mi sarei volentieri rotolato in terra fino all’ultimo, volentieri avrei interposto la mia persona alle bordate degli avversari. Volentieri.
Per difendere un 18 a 2 (o qualcosa di simile) meno. Anzi per niente.
Sul 18 a 2 non faccio uscite assassine sui soliti due o tre attaccanti lasciati da soli a fare scempio delle mie cartilagini. Ve lo potete scordare. Se volete questo, cercate qualcun altro che voglia portare la croce. Se non avete voglia di correre e quindi in senso lato , di giocare, non è un problema, ci sono sempre le bocce, la dama lo scopone al circolo anziani. Se il problema non è che non volete correre, ma che proprio non gliela fate, idem. Invece di giocare, per un mese si va tutti a correre a villa Ada, e poi se ne riparla. Non è che con una diversa organizzazione di gioco possiamo sopperire ad un simile tracollo fisico, perché purtroppo abbiamo visto che pure squadre tecnicamente mooolto alla nostra portata, è bastato non che corressero più di noi, ma che corressero e basta. Noi ormai abbiamo la mobilità degli animali impagliati al museo di zoologia, la verve delle mummie della cripta dei cappuccini, l’estro frizzante delle statuine del presepe.
Se voi così vi divertite, io non solo non mi diverto ma comincia anche a diventare dannoso per la mia incolumità fisica e la cosa non mi sta più bene.
Datevi una regolata.
Citofono

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